lunedì 4 novembre 2013

Domande in cerca d'autore #9



“Domande in cerca d'autore” è arrivato alla nona (e ultima) puntata.

Ecco la mia domanda per gli autori:

“Leggere è uno svago, certo, ma personalmente prediligo i libri che abbiano qualcosa da dire: nel tuo narrato, c'è un messaggio particolare che vorresti arrivasse al lettore?”

Francesco Zampa: "Devo confessare, se ce ne fosse bisogno, che Maggio è una specie di alter-ego, anche se non siamo esattamente uguali. Mi piace giocare con le trame, inventare personaggi e situazioni, ma non potrei farlo se fosse solo fine a se stesso, cioé se non avessi qualcosa da dire. Spesso la storia mi trasporta al punto che mi emoziona rileggerla, allo stesso modo mi accorgo quando un autore, ancorché tra i miei preferiti, non è particolarmente ispirato. La narrazione perde quasi totalmente credibilità, anche se tecnicamente ineccepibile. Personalmente mi piace indagare sull’arroganza e sulla prepotenza, sull’ingiustizia, insomma, e sulla conseguente esistenza, o meno, di Giustizia. E ogni volta mi ritrovo a iniziare di nuovo, e a dover portare la ricerca più a fondo."



Rita Carla Francesca Monticelli : "Evito accuratamente di evidenziare una morale nei miei scritti. Lo faccio perché sono la prima, da lettrice, a trovarmi a non apprezzare un libro, altrimenti bello, proprio per la tendenza dell’autore a imporre in maniera eccessiva il proprio pensiero. La trovo una forma di autorefenzialismo. C’è un po’ del mio modo di pensare in molti personaggi, ma ce ne sono alcuni che hanno visioni totalmente agli antipodi rispetto alle mie. Il bello è presentarli entrambi e lasciare al lettore la scelta su chi preferire. L’unico mio messaggio che emerge è proprio quello della tolleranza verso qualsiasi messaggio e il rispetto nei suoi confronti. Nelle mie storie non c’è il buono o il cattivo assoluto, i personaggi vivono costantemente in una zona d’ombra e il loro modo di pensare, le loro usanze, le loro credenze, la loro morale, anche quando opposti, sono tutti giusti dal loro punto di vista, tanto che quasi ognuno di loro nello scontrarsi con la diversità finisce prima o poi per metterli in dubbio."




Giulia Beyman: "Sono un po' allergica ai 'grandi messaggi'. Non perché non siano importanti, ma perché ci sono già abbastanza scrittori con la S maiuscola che portano avanti una letteratura di impegno. E troppi che vorrebbero diventarlo senza averne i numeri.
Quello che mi interessa è raccontare delle storie, e cercare di farlo al meglio. Ma attraverso il vissuto del protagonista di ogni romanzo qualche messaggio passa sempre. Per non ripetermi sul 'dono' della mia Nora, questa volta mi piace ricordare che la mia protagonista è una donna di una certa età - diciamo adulta - che scopre di potercela fare anche da sola e che proprio nelle difficoltà riscopre se stessa. Un piccolo messaggio, ma un messaggio positivo, per tutte le donne che, per motivi contingenti e dolorosi, a un certo punto della loro esistenza si ritrovano da sole e si sentono smarrite. “Siete molto di più di quello che credete di essere”, sono sicura che direbbe loro la mia Nora per incoraggiarle a prendere in mano le redini della loro vita."




Germano Dalcielo"Sì, c'è e mi auguro che il lettore riesca a coglierlo tra le righe de "Il Peccatore (Il discepolo ombra)". Dico tra le righe perché non deve fermarsi all'apparente provocazione che lancio nel libro con un'illazione, quanto piuttosto riflettere sulle parole che affido a Suor Lucia dos Santos, la veggente di Fatima, nelle fasi finali del romanzo. Ecco, è lei la mia ambasciatrice. A lei ho messo in bocca un messaggio che al giorno d'oggi non dovrebbe mai essere dato per scontato, pena uno dei peggiori mali della nostra società."




 Pierluigi Di Cosimo"Nella vita di tutti i giorni siamo sopraffatti dalla routine e dalla quotidianità che spengono la voglia di vivere le vicende avventurose che sognavamo da bambini. Nel mio racconto ho cercato di stimolare e risvegliare la voglia di avventura sopita in ognuno di noi, cercando di trasmettere al lettore il messaggio di mantenere e alimentare costantemente questo desiderio. Ricordandogli però che, anche nella fantasia, bisogna sempre tenere a mente che non sempre è l’eroe a vincere, e quando vince spesso lo fa a caro prezzo."




Isabel Giustiniani: "Sostanzialmente il messaggio che intendo trasmettere è proprio quello di distaccarsi dai luoghi comuni e guardare gli avvenimenti con mente libera. Si sa che “la Storia è scritta dai vincitori”, e per questo mi son divertita a entrare nei cuori dei vari personaggi di fazioni diverse, dove ognuno ha le sue ragioni e le sue verità. Non per cercare una giustificazione a tutto o annullare la differenza tra bene e male, ma per comprendere. Se c'è una morale questa si evince sottilmente, come specchio del lettore che vi si affaccia."




Giovanni Venturi: "Nella mia storia non cerco di trasmettere alcun messaggio, c'è una storia in cui i personaggi prendono vita e interagiscono in un contesto preciso. Ci sono due amici, ci sono storie d'amore, c'è il rapporto con il nonno, c'è l'esame di stato, ci sono le città che riservano sempre una doppia faccia e diventano parte dei personaggi. C'è la violenza, ci sono i problemi in cui il protagonista nuota e cerca di sopravvivere, ma messaggio non ne trasmetto. È il lettore che deve trarne una riflessione, alcuni evento possono essere letti secondo una doppia chiave: quella reale e quella simbolica."





J. Shoulderblade (GiuseppeScapola): "Si, il messaggio che voglio passare è questo: Sei sicuro che la realtà che ti circonda, sia vera? Sei sicuro che quello che i tuoi sensi ti fanno "vedere" sia corretto? Sei sicuro che i racconti che senti dalle persone a te vicine, siano reali? Tutto qua, un quesito molto semplice! In Sine Die tratto proprio questo argomento. La realtà in tutte le sue forme. Leggendolo scoprirete che non ci si può fidare di nulla e nessuno! "


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