Oltre i confini - il canto delle Forze Ancestrali

 

"Se i primi due episodi della saga erano intriganti questo conclusivo lo è ancora di più: la consapevolezza di essere all’atto finale e decisivo che pervade tutti i personaggi coinvolge fino da subito anche il lettore, inducendolo a procedere nella lettura per sapere cosa succederà pagina dopo pagina." 

- Antonella Sacco -




Come inizia...


Era fatta di nulla, ma questo non le aveva impedito di percepire un brivido caldo lungo la schiena.
Le sue dita avevano iniziato a tremare in preda all'estasi, il resto del corpo si era poi unito, armonioso, a quella sinfonia di piacevoli vibrazioni.
Tutto questo si era in breve ampliato al di fuori dello spazio occupato dalla sua figura spettrale, tanto che Duffy aveva potuto sentire ciò che provava l'altra, come se il suo essere si fosse esteso a lei. Se ne era accorta con stupore, nel momento in cui il suo olfatto era stato pervaso da una moltitudine di fragranze floreali, profumi che non le passavano attraverso le narici, ma che venivano sapientemente recepiti da una quantità di spazio che era altro da lei, e che lei non avrebbe saputo definire.
Questa sensazione si era espansa ulteriormente, inarrestabile: pensare di poter distinguere una qualsiasi parte del tutto era diventato inconcepibile. Dunque lei stessa non era più qualcosa di esistente.
Era svanita, svanita nel nulla.
Duffy non avrebbe mai scordato quelle sensazioni sconvolgenti: aveva vissuto in piena coscienza la dissoluzione.
Aveva cessato di essere.
Ma allora, cosa ci faceva in quel giardino fiorito?
Iniziò subito a guardarsi attorno, placida, eppur profondamente turbata: non ricordava nulla, ma quei luoghi erano pregni di rassicurante staticità. Li conosceva da tempo, ne era certa.
Toccando i boccioli tra gli steli più alti, aveva quasi l'impressione che quel luogo non fosse solo di contorno: quel luogo era lei.
Il tempo passava impercettibile.
Duffy era intenta a districarsi tra i suoi pensieri stranianti, quando la ragazza bionda comparve all'improvviso nel giardino. Restò ferma per qualche secondo a osservarla, poi le corse incontro preoccupata: la sua presenza stonava, non risuonava alla stessa frequenza di quel luogo immoto.
«Fantasy» sussurrò Lucilla, subito dopo essersi lasciata andare a un sorriso. «Mi hai salvata» aggiunse poi, vedendo che la sua amante si era fermata accanto a lei. Stava immobile, e la sua espressione non mutava.
Lucilla si mise in piedi e le si fece di fronte. «Sono riuscita a completare il mio rituale prima che Malvina mi uccidesse, e ora finalmente siamo assieme. Se nemmeno tu sai cosa sia successo di preciso, non ha importanza.»
Lucilla sorrise ancora. Duffy no: non aveva capito una sola parola. Ricordava bene di essersi invaghita di quella ragazza, prima di svanire; ricordava altrettanto nitidamente di essersi dissolta proprio durante la compenetrazione con il suo corpo. Senza stare a pensarci troppo, allungò una mano nella sua direzione, decisa a ripetere il gesto.
Ma qualcosa era cambiato, e le sue dita si fermarono sul braccio di Lucilla.
La stava toccando, come solo un corpo materiale le avrebbe concesso.
Trasalì, incredula.
«Fantasy, che ti succede?» chiese Lucilla, prendendo tra i suoi palmi quella mano candida che ancora le sfiorava la pelle.
Duffy accettò quel contatto sorprendente e dimenticato; la sua mente divenne un turbinio di pensieri sconnessi, ma uno su tutti riecheggiò regolare fino a farsi afferrare dalla psiche: anche quella donna era lei, era parte di lei. Si conoscevano da molto più tempo di quanto non riuscisse a ricordare, ne era sicura.
Avrebbe voluto condividere con lei questo suo pensiero, ma probabilmente il suo idioma le sarebbe risultato incomprensibile, essendo così diverso da quello che le aveva sentito pronunciare.
Così si fece coraggio e si lasciò andare a un istinto che risiedeva in lei da tempo.
Si sporse in avanti e le scostò i capelli dalla fronte, dove depositò un primo, timidissimo bacio.
Ricordò, quasi con certezza, che questo era già accaduto, e anche in modo del tutto simile.
Lucilla sollevò il capo lentamente, fino a incontrare le sue labbra.
Le due donne iniziarono a cercarsi avidamente, si strinsero, si avvinghiarono, restituendo loro una sana sensazione di vita.
Un abito di piume e una pelle di cervo caddero silenziosamente sull'erba.
Quei due corpi si conoscevano in ogni più piccolo dettaglio, ma insistevano a esplorarsi con passione, come non fosse mai stato concesso loro di procurarsi tanto reciproco piacere.
In un tempo difficile da definire, quella manifestazione di esistenza giunse al suo culmine: Duffy e Lucilla divennero un unico essere composto della luce più pura, e fu allora che la Viator Lucis ricordò chi era.
Pochi anni di vita.
Più di tre secoli di esistenza.
Fantasy si risvegliò confusa dalla sua amnesia, concentrandosi immediatamente sui ricordi più recenti, dai quali separò il suo vissuto per poter esplorare quello di Lucilla. Continuava a recepire qualcosa di strano, di stonato, nella presenza della sua amante nel giardino.
Riuscì a vedere il duello tra lei e Malvina, l'intenzione di portare a termine un ultimo rituale, poi più nulla.
«Lucilla, come sei finita qui?» chiese infine.
Reduce dalla voluttà vissuta pochi attimi prima, Lucilla sentì quella frase schiantarsi sul suo sorriso come una manciata di schegge di ghiaccio.
«Fantasy, non ne ho idea» ammise infine serena. «So soltanto che non esiste alcun altro luogo in cui vorrei trovarmi... La centaura stava per uccidermi, provavo un dolore atroce, e ora sono qui.»
Fantasy venne scossa da un brivido: non le piaceva, non le piaceva per niente.
«Sei stata sempre accanto a me, non è vero?» chiese poi Lucilla, lasciandosi andare a uno sguardo languido. «Io ti cercavo, ero distrutta... e invece tu lo sapevi che nemmeno la battaglia degli Spiriti Antichi era stata capace di separarci» elaborò poi, ingenua.
Fantasy lasciò che lo credesse. Doveva convincerla a tornare indietro il più presto possibile se aveva abbandonato il suo corpo inerme in quella radura. Ma anche se era rientrata in possesso del lessico necessario, esprimersi non le veniva del tutto naturale.
«Potresti essere in pericolo. Potrebbe accaderti qualsiasi cosa. Devi lasciarti andare al sonno e tornare indietro, subito, prima che ti accada qualcosa di brutto.»
Scandì bene le parole, lentamente. 
Lucilla assunse un'espressione triste: era questa l'accoglienza che meritava, dopo tutto quello che aveva patito? Ma come sempre, dovette ammettere che Fantasy aveva ragione. Così si rannicchiò tra i cespugli di fiori, respirò forte e si rilassò fino a lasciarsi raggiungere dal sonno che l'avrebbe riportata indietro.

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