venerdì 30 maggio 2014

Madre Terra


Sinossi

Tre racconti, tre storie scritte in momenti diversi, che narrano le vicende di uomini impigliati nella propria quotidianità e che convivono con un senso di incompiutezza. E’ così per Albert Queen, che nel primo racconto di questa trilogia - che dà il nome all’intero libro - è il rappresentante degli abitanti di Raimina, prima colonia umana ad essersi avventurata su un altro pianeta dopo aver abbandonato una Terra ormai priva di risorse. Chiuso nel suo approccio conservatore mirato alla perpetrazione della specie umana sul pianeta, vede le altre forme di vita come una costante minaccia alla sopravvivenza della colonia e cerca di mantenere immutato un equilibrio già precario, ma destinato al collasso. Dalle sorti macroscopiche di un interno pianeta, il secondo racconto, “La Strada”, catapulta il lettore nel micro-mondo di un protagonista senza nome: il suo ego è imprigionato da una condizione sociale, privata e lavorativa fallimentare, apparentemente immutabile, rappresentata qui da una strada monotona e infinita, senza vie di uscite o rampe di ingresso, che egli affronta in un viaggio iniziato come tante volte la mattina, nel breve tragitto che lo porta dalla casa all’ufficio. E ancora, ci troviamo in una situazione di stallo con il protagonista del terzo e ultimo racconto, “Il Papa Nuovo”: ex-manager ed ereditiero benestante, Antonio Scossa pare avere risolto tutti i problemi della sua vita. Nella sua gabbia dorata, una bottega artigianale in cui può esprimere la propria arte e realizzare le sue opere senza preoccuparsi del denaro, coltiva i propri hobby e si dedica alla propria famiglia, ma un senso di solitudine e di irrequietezza lo accompagnano. Cosa può volere di più da quella vita che gli ha dato tutto?
Le vite di questi personaggi verranno in realtà sconvolte da eventi imprevedibili, surreali e razionalmente inconcepibili, che si manifestano sotto le spoglie di una figura femminile, e che li porteranno, in un disegno più ampio, a cambiare le proprie vite e a ridisegnare il proprio destino, abbandonando l’ego, la solitudine e l’isolamento dal mondo nei quali si erano rifugiati per abbracciare l’altro.

L'autore

Mario Pacchiarotti nasce nel 1959 a Roma, dopo le scuole primarie gli vengono consigliati gli studi classici, ma lui decide per il liceo scientifico prima e la facoltà di Matematica poi. Comincia a lavorare a 19 anni e non conseguirà mai la laurea. Nella sua carriera lavorativa attraverserà tutti i mestieri collegati all'informatica. Oggi si occupa di sicurezza IT, e vive con la moglie e la figlia nei dintorni di Roma. Da sempre avido lettore, lo appassionano soprattutto la fantascienza, il fantasy e i gialli, ma non disdegna alcun genere letterario. Nel 1992 è uno degli autori dell'enciclopedia Curcio "Gioco e Creo con Amiga". Nel 1994 e nel 1995 due suoi racconti vengono pubblicati su MC Microcomputer dopo essersi piazzati secondi nel concorso "Galaxian Prix" organizzato dalla rivista. Ultracinquantenne, decide di prendere la penna in mano e mettere nero su bianco le storie che frullano continuamente nella sua testa.

La mia recensione:

Tre racconti molto diversi tra loro, scritti bene e piacevoli da leggere. Quel che più mi è piaciuto, è che nel complesso li ho trovati altamente simbolici, con possibili interpretazioni che vanno oltre il semplice narrato.
Ho apprezzato soprattutto il secondo racconto, la strada, metaforico e a tratti surreale, quindi decisamente il mio genere.
Lettura consigliata.


Recensione più quotata:

Una raccolta di tre racconti, che prende il nome dal primo, l’unico che possa essere incluso in una categoria precisa, un esempio della miglior fantascienza, quella che usa mondi lontani come metafora della nostra società. Qui si parla di integrazione, un problema che era attuale vent’anni fa, all’epoca della scrittura di questo racconto, e lo è ancor di più oggi. Il secondo “La strada”, è più introspettivo, il protagonista parte da una condizione di solitudine e alienazione, fin troppo comune di questi tempi, e quasi per caso si trova a compiere un viaggio (senza meta, senza fine, chissà…) che diventa una rinascita, un’occasione per ricominciare. Nel terzo che, come si dice in gergo, da solo vale il prezzo del biglietto, è rappresentata un’utopia del potere: solo chi non lo desidera lo merita veramente. C’è anche una bella considerazione sulla fede e la spiritualità. Scritto con stile spigliato e senza sbavature, questo libro merita 5 stelle.



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