Giovanni Venturi ha sempre amato scrivere; la sua prima pubblicazione risale al giugno del 2009, quando la sua poesia “Volare” è stata pubblicata nell’antologia “IV premio letterario Logos”.
Seguono un gran numero di racconti, pubblicati all’interno di altrettante antologie, poi, nel luglio 2012, il suo primo ebook auto pubblicato: “Deve accadere”.
Ecco come l’autore ci presenta la sua opera:
“ È una raccolta di quindici racconti che indagano il cuore del singolo, dei protagonisti delle storie che ci accompagneranno. In città tormentate, che soffrono e prendono, si incrociano i destini di Andrea e Cristina, di Dario e Stefania. Napoli, Milano, viaggi in treno, certezze, insicurezze di una modernità in continuo movimento attraversano le pagine di questa raccolta di quindici racconti. Quindici parti a sé stanti che contribuiscono a creare una struttura composta di livelli emotivi.
Un’antologia che sfiora tante tematiche: amore, solitudine, omosessualità, senso d’inadeguatezza, mancanza. Si utilizzano diverse focalizzazioni: interna, in seconda e terza persona fino a rivolgersi direttamente al lettore, alternando passato e presente in una giostra di emozioni e ricordi. In alcuni racconti il punto di vista si sposta da un personaggio all’altro senza per questo confondere il lettore e con l’intento di immergerlo totalmente nella storia.”
Giovanni, benvenuto sul mio blog.
Dopo aver collaborato a lungo con un editore, hai deciso di autopubblicarti: perché hai fatto questa scelta?
Perché nel frattempo sono passati due anni, l’editore ha chiuso i battenti con il marchio LAB e si è concentrato sulla casa editrice principale, che non va in cerca di esordienti, ma contatta e seleziona direttamente gli autori che intendono pubblicare. Ma il motivo principale è che nel frattempo ho conosciuto diverse realtà editoriali e ho visto come lavorano, e ho capito che le scelte di un editore sono spinte a pubblicare quello che vende e di solito questa cosa la decidono i grandi editori, come si può facilmente capire dalle classifiche. Il mio lavoro non era adatto a nessun editore, anche perché si sa bene che quasi tutti gli editori hanno tempi molto lunghi e rispondono solo quando interessati, qualcuno risponde con dei «no», ma lo fa sempre in modo impersonale senza permetterti di capire perché quel no. In realtà il vero motivo è che ho voluto intraprendere questo esperimento, anche se per me è più di un esperimento, come dico nell’introduzione del testo stesso. Preparare il terreno per eventuali altri miei scritti, per capire la realtà dell’autoproduzione. Finché non ne sei dentro non la capisci appieno.
Perché una raccolta di racconti?
Per quanto i racconti siano a volte più difficili di un romanzo, non hanno la complessità della trama dello stesso, non c’è un impiego di energie elevato quanto un testo molto lungo. Ci si deve riuscire rapidamente a ottenere un effetto. Molti dei raccolti pubblicatimi dall’editore non sono più in commercio, così mi sono detto, perché non rimetterli in circolazione aggiungendone altri e nuovi? Inoltre, anche se sui racconti ci ho lavorato molto, per un romanzo ci possono volere anche anni. Può sembrare perfetto, finito, ma c’è sempre qualcosa che non va. Ti esponi decisamente molto, perché la storia è unica. Nella raccolta, invece, ci trovi 15 storie diverse, piccoli assaggi se vogliamo e di queste quindici storie possono piacere alcune, ma dubito che non piaccia nemmeno una, anche se tutto può essere. I gusti di chi legge sono variegati. C’è troppo lavoro in un romanzo per iniziare da lì. La gente non legge molto, spesso si preferiscono autori di best seller di case editrici e quindi un lavoro di 2/4 anni va al vento e non ne vedi i risultati che vorresti, così ho deciso di iniziare con qualcosa di “breve”, preparare il terreno a uno dei romanzi che ho nel cassetto e valutare il da farsi.
Il tuo libro sembra prefiggersi l’obbiettivo di raccontare in maniera realistica il mondo moderno: quando scrivi, ami ispirarti a quello che vedi attorno a te, oppure lavori completamente di fantasia?
Prendo dalla realtà uno spunto. Storie che vivo, che altri mi raccontano, cose che osservo, ma ovviamente le ricolloco in una dimensione diversa, con personaggi diversi, in situazioni diverse e dell’originale resta ben poco, magari qualche elemento caratterizzante di un personaggio, un’idea di trama, ma poi aggiungo e mescolo il tutto inventando di sana pianta. Per esempio, il racconto “Inquietudini” nasce da un fatto vero. Sono stato responsabile di un gruppo giovani in una parrocchia e si era deciso di fare una commedia. Questo è l’unico elemento di verità della storia. I personaggi, i nomi, le situazioni, sono tutti inventati.
C’è qualche messaggio di fondo che vorresti lanciare ai tuoi lettori?
No, di solito non lancio messaggi nel testo. Mi piace raccontare delle vite delle persone provando a curare l’aspetto psicologico dei personaggi e questo ovviamente mi riesce meglio in un romanzo dove c’è molto più spazio d’azione per farlo. Alla fine devi far affezionare il lettore ai personaggi in modo che si troverà immedesimato nella storia o comunque legato alla stessa, così quando poi ci sono difficoltà, momenti forti, il lettore inizierà a tifare a dire “dai, dai ce la farai”. Chiaramente questa è un’intenzione. È solo il lettore che potrà dire se l’intenzione è riuscita o se ha fatto fiasco. I primissimi testi, ti parlo di quando ero adolescente, riguardavano storie d’orrore. Oggi mi piace raccontare storie normali in cui c’è sempre molto da dire, in cui possono succedere sempre piccole grandi cose che potrebbero lasciare i personaggi della storia sorpresi. Inclusi i testi dei racconti, sono istantanee che non hanno la pretesa di fare la morale a nessuno, anzi sono giusto il contrario, a volte sono uno piccolo stimolo per spingere a pensare. Un buon testo deve fare pensare, non deve dire tutto di un certo argomento, sennò si legge un saggio, non una storia.
Hai altri lavori, racconti o romanzi, che aspettano solo d’essere pubblicati?
Sì, ho diverse cose che bollono in pentola. Dopo “Deve accadere”, ho pubblicato il racconto lungo “Viaggio dentro una storia” disponibile sempre su Amazon e Kobo/inMondadori. Poi, ci sono due romanzi finiti ancora inediti. Uno compierà cinque anni a marzo, l'altro quasi tre entro l'anno. Quest'ultimo sarà rifinito con un editor per i prossimi 3 mesi. Lo mandai al Premio Italo Calvino l'anno scorso, lo feci leggere a un amico scrittore e a due editori donna, conosciuti su twitter e mi fecero tutti le medesime osservazioni: la storia è interessante, ma va levigato in alcuni punti. L'ho fatto e ora vediamo cosa ne esce fuori con l'editor. Nel frattempo sto scrivendo anche un seguito di questo romanzo e ne sarebbe previsto anche un terzo. È la storia di tre amici, due ragazzi e una ragazza, che vanno via dalla loro città d'origine per motivi vari e si incontrano a Milano dove intrecceranno le loro vite. Ma diciamo che da qui a dire cosa accadrà, se riuscirò a tirarne fuori i 3 libri che vorrei è difficile a dirsi.
Il romanzo che compie cinque anni quest'anno l'ho mandato al Premio Italo Calvino e vedremo cosa mi diranno. Ho ricevuto diversi buoni pareri, ma sai pubblicare è molto difficile, gli editori con la crisi cercano solo cose vendibili e mettere un romanzo bello lungo (si parla di 400 pagine in cartaceo) sulla strada dell'autopubblicazione mi sembra quasi uno spreco, anche perché ci ho messo diverse energie, l'ho fatto leggere a varie persone, l'ho corretto, ho riscritto la prima e la terza parte diverse volte, ho tagliato, ho sistemato lo stile, insomma un lavoro continuo non da poco.
Vedremo cosa accadrà.
Biografia dell’autore:
Ingegnere Informatico che usa/ama/odia Linux. Windows lo ha abbandonato 10 anni fa, una notte che era stanco di soffrire per vedere un banale DVD mentre il sistema si riavviava di continuo sempre nella stessa scena del film. Esprime emozioni viscerali, forti, molto emotive, cambia spesso idea, vorrebbe pubblicare per un grande editore, ma dati i fatti che si verificano quotidianamente crede che la miglior cosa sia scrivere per non pubblicare, come il pittore pazzo del film “Il mistero di Bellavista”, di Luciano De Crescenzo, l’arte non si vende, ma si distrugge. Dice continuamente di voler smettere di scrivere e di lasciarlo fare a chi lo sa fare meglio, ma poi si imbatte in pessime storie trovate in libreria e si redime, torna a scrivere e poi se ne pente di nuovo. In bilico tra amore e odio per la scrittura ha pubblicato 8 racconti per un editore romano, senza pagare nulla, e un capitolo di un romanzo a più mani. E, a luglio del 2012, pochi mesi prima della fine del mondo, il suo primo e-book indipendente.
Per maggiori informazioni sul suo ebook “Deve accadere”: http://deveaccadere.info/ .
Link per acquistare:
AMAZON
KOBO
INMONDADORI
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