Sinossi:
Un sole pieno, giallo e caldo. Non una nuvola. Nessuna brezza. Afa. Le strade luccicanti come se fossero state cotte dentro una gigantesca fornace e piccioni che si riparano all'ombra di alberelli cittadini. Una Piacenza torrida e immobile. Un malato di mente fugge da una clinica, qualcuno muore, altri si fanno domande. Atmosfere vivide, una matassa di informazioni apparentemente inutili e uomini e donne che sono caricature di se stessi.In questo scenario si muovono molti dei personaggi conosciuti nel racconto/prologo sperimentale “L’enigma delle scarpe rosse”, fra tutti Jean-Luc Mocha. Attraverso i pensieri, la flemma e l'emotività del protagonista il racconto si dipana confinando a margine della storia le autorità e le consuete indagini di investigatori infallibili.
Un giallo alternativo di circa 40.000 parole.
Segui l'autrice sul suo blog: fiumegiallo.blogspot.it
La mia recensione:
E' passato un po' di tempo da quando ho letto "L'enigma delle scarpe rosse", ma immergendomi nella lettura di questo nuovo enigma, sono bastati pochissimi dettagli perché io ricordassi tutto quel che avevo letto sui personaggi di questa serie: nelle loro stranezze, nel loro essere spesso atipici, sono vivi, sembrano veri e restano ben impressi.
Lo stile dell'autrice è sempre meraviglioso.
Per quanto riguarda la trama... dirò solo che dopo averlo iniziato l'ho portato avanti per buona parte della nottata, c'è un colpo di scena dopo l'altro e nulla è mai come sembra!
Lettura davvero consigliatissima!!
Recensione più quotata:
Nella mia recensione a “L’enigma delle scarpe rosse” mi ripromettevo di rileggere quest’autrice in un’opera di più ampio respiro. Ebbene, con questo secondo episodio delle indagini del signor Mocha, Manuela Paric ha superato se stessa. Stupisce anzitutto la capacità di tratteggiare ambienti e personaggi con poche pennellate efficaci, dote che in pochi possono vantare: dalle righe sembra di sentirla quell’afa che sta vessando Piacenza, quei tacchi che picchiettano sui sanpietrini e, soprattutto, pare di essere lì al tavolo con Jean-Luc, ad assaporare una bella tazzina di caffè.
Stupisce anche la disinvoltura con cui viene tratteggiata la psicologia dei personaggi, Mocha su tutti. Il pregio più grande dell’autrice è il non averne fatto il solito “mentalista” che risolve un caso di omicidio con delle intuizioni improbabili, ma una persona della porta accanto, coi suoi sentimenti e le sue insicurezze, i difetti e le piccole manie. Qualcuno in cui è facile immedesimarsi.
Per quanto riguarda la trama, il romanzo è ben strutturato, non ha tempi morti né capitoli superflui. Parte in quarta con un incipit che cattura subito (non si può non fare il tifo per l’avvocato Tessuto, anche se tutto congiura contro di lui come il cattivo della situazione) e poi mantiene un ritmo di tutto rispetto fino a quando tutti i nodi verranno al pettine. La chiosa finale lascia una finestra aperta per il terzo episodio, che non vedo l’ora di leggere.
Autrice da tenere d’occhio, ne sentiremo parlare.
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