domenica 10 marzo 2013

Francesca Verginella


Oggi ospito la sesta tappa del blog tour di FRANCESCA VERGINELLA:

"Scrivo dall'età di 19 anni: il mio primo romanzo (il mio preferito) è stato un fantasy, pur non essendo io una grande lettrice di questo genere. Poi sono venuti i corti ed altri romanzi che si ispirano alla vita contemporanea. Ho partecipato a qualche concorso letterario, ma non ne ho vinto nessuno. Ho cercato allora di farmi conoscere dalle case editrici (grandi e piccole), anche passando per le agenzie letterarie. Le valutazioni erano solitamente buone, ma ho sempre rifiutato di pagare per essere pubblicata. Negli anni ho capito un paio di cose sull'editoria e così ho rinunciato. Poi ho letto di Smashwords su un giornale ed ora sono qui, grazie anche a mio marito (perchè io e i computer veniamo da due Universi diversi, paralleli, che mai si incontreranno). Ho altri romanzi che aspettano di essere completati ed ora ho trovato un nuovo stimolo per proseguire il mio lavoro. Spero vi piaceranno."


Presentazione di "Luna": 

Luna nacque in una notte molto particolare, una notte importante. Importante per tutte le Famiglie, per tutti i Mondi. Non era infatti solo la vigilia del giorno in cui suo padre Ledon, generale dell’esercito di Deos, avrebbe condotto le truppe riunite di tutte le razza libere alla battaglia decisiva contro Cron: le stelle indicavano che quella notte sarebbe nata la prescelta. Di tutto ciò però Narciso non conservava alcun ricordo conscio. La sua vita, la sua famiglia, il suo lavoro non avevano assolutamente nulla al di fuori dall’ordinario. Gli unici momenti fuori dagli schemi erano quelli passati con Ares, un amico che si dilettava a dipingere paesaggi fantastici, ma incredibilmente vicini a quelli che lei spesso vedeva nei suoi sogni. Fu in maniera brusca quanto improvvisa che un uomo, incontrato apparentemente per caso, le disse che l’ora era giunta, che doveva tornare, ricordare, abbandonare tutto, uccidere Narciso e far risorgere Luna. Le parole dell’uomo, lacerandola dentro, riuscirono alla fine a convincerla a tornare a Solamia, il continente su cui era nata in un altro tempo, in un altro mondo. Il ritorno non fu però affatto piacevole: la grande Deos, di cui le aveva parlato l’uomo, era in rovine, così come il resto di quella terra, caduta sotto il giogo di Cron. Cominciò a questo punto per Luna un difficile percorso alla riscoperta di sé stessa, dei suoi poteri e della sua coscienza. Ad aiutarla in questa impresa ci sarà Arat, un giovane guerriero conosciuto tra i sopravvissuti alla guerra, ed un gruppo di “eroi” ed “antieroi” che si unirono a loro strada facendo.



Lettera di Aza (combattente della Resistenza)


"Sono Aza. Mio padre è un Underidiano e mia madre era della Famiglia Nimferidi. Decidendo di fare una figlia insieme non solo si sono complicati la vita, ma hanno reso difficile anche la mia. Per le Famiglie è inconcepibile mescolare il sangue puro dei nobili: mal sopportano l'esistenza degli Immelici, le cui origini si confondono tra popoli e tribù, ma odiano visceralmente i figli nati da rappresentanti di due stirpi pure diverse. Lo considerano un vero e proprio tradimento. Mia madre partorì a Nim. La mia nascita coincise purtroppo con la sua morte e credo che se mio padre non mi avesse preso e portato via avrei fatto anch'io la stessa fine. La Famiglia Nimferidi rinnegò me e mia madre (anche se lei era ormai morta), mentre la Famiglia Underidi, per fortuna, non abbandonò mio padre ed accolse con indifferenza me.
Sono cresciuta nel sottosuolo di Und. Ho la pelle opalescente e gli occhi bianchi degli Underidiani, ma i capelli neri dai riflessi verdi di mia madre non passavano inosservati. Ricordo ancora quando a cinque anni presi un coltello e mi rasai a zero i capelli per non sentire più le parole di scherno che mi venivano rivolte. Mio padre mi abbracciò e mi disse che non dovevo nascondere ciò che ero, ma far vedere quanto valevo. Non era facile. Più crescevo e più lui ritrovava in me la bellezza e la grazia di mia madre. Io invece odiavo le mie diversità e pur di essere accettata dai miei coetanei sopportavo tutte le loro cattiverie. Mi allenavo come tutti i giovani Underidiani nell'arte dell'anaud, la lancia con la punta ricavata dall'ana, la roccia di Und. Ma in più io dovevo anche sopravvivere ai pestaggi ed ai soprusi dei miei compagni.
Tutto ciò avveniva in una Und già violata dai terribili Lobrati: Mutati che corrodevano la roccia in cui vivevamo per scovarci e cibarsi delle nostre carni. Mi sentivo stanca di essere picchiata ed umiliata, non sopportavo di dover scappare sempre dai Lobrati scendendo sempre più in profondità nella viscere della montagna, non avevo amici... non volevo più restare lì. Una sera ho preso la mia anaud e le mie poche cose, ho salutato mio padre e me ne sono andata: lui non mi fermò perchè mi voleva bene e sapeva che quello non era il mio posto; gli altri non mi fermarono perchè in realtà non mi avevano mai voluta lì.
Attraversai le paludi di Melsh e, puntando sempre verso ovest, raggiunsi il lago Golias. Erano luoghi che avevo imparato a conoscere durante le battute di caccia. Una volta trovata una piccola barca fu abbastanza semplice seguire la placida corrente del fiume Ra e raggiungere la sua foce. Più difficile fu invece trovare posto su una delle poche navi che ancora affrontavano l'Oceano Sud. Gli uomini dell'equipaggio dicevano di essere mercanti, ma erano pirati. Comunque arrivai a Samas. Il porto era diventato un ricettacolo di briganti, criminali e pirati. Anch'io vi rimasi invischiata, ma fortunatamente non conobbi che i margini di quella brutta società. Vista la bella presenza avrebbero voluto farmi lavorare nel bordello locale, ma mi bastò uccidere sei uomini armati fino ai denti con la mia anaud per guadagnarmi il titolo di assassino su commissione. Mi facevo schifo. Un giorno mi pagarono per uccidere un bambino di tre anni, figlio di uno che aveva grossi debiti di gioco con qualcun'altro. Mi rifiutai e me ne andai.
Avrei voluto andarmene subito, ma Solamia non è un posto facile in cui vivere o attraverso il quale viaggiare. Fu allora che incontrai Arat. Un uomo corretto, onesto, forte, coraggioso... ancora oggi dico che viene da un altro mondo. Quel incontro mi salvò. Arat mi parlò della Resistenza e del suo comandante, Sargon. Il suo entusiasmo mi convinse più di tutti i suoi discorsi di Unione e Salvezza.
Affrontammo la morte molte volte nel nostro viaggio attraverso le terre di Ausolia: in più di un'occasione lui salvò me ed io salvai lui. Arrivati a Deos non raccontammo a nessuno tutto ciò che avevamo passato durante quel viaggio, anche perchè nessuno probabilmente ci avrebbe creduto.
Da allora io sarò dove sarà lui e la mia anaud sarà sempre dalla sua parte.

Aza"

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