giovedì 20 giugno 2013

Manuela Paric'


"Il rumore dei suoi passi sui Sanpietrini era l'unica cosa che la teneva sveglia. La strada sembrava il lungo e silenzioso corridoio di un museo. Dalle vetrine dei negozi, leggermente illuminate, si intravedevano manichini, vestaglie ed avanzi di pane. Tutto si trasformava e dei colori della moda rimanevano solo feticci, tetre opere d'arte. I palazzi antichi si chiudevano su di lei ed i contorni della città sembravano farsi sempre più morbidi. Si era divertita, al mattino lo avrebbe raccontato a Laura e...Laura, come era solita fare, le avrebbe sorriso tenendosi la bocca con due dita e facendo diventare i suoi occhi ancora più grandi."

Oggi ospito una tappa del blog tour di Manuela Paric', autrice del libro "L'enigma delle Scarpe rosse, di cui avete appena letto l'incipit :)
Manuela si definisce "Esploratrice di luoghi del mondo e della mente", ammette di scrivere sin dall'età di sei anni, un po' come tutti, cerca di avere sempre una storia da raccontare; ecco quel che ci dice del suo libro:


"Mi piace definirlo un racconto lungo a capitoli brevi. L’enigma delle scarpe rosse” è un “quasi-giallo” nato per caso. Un piccolo libretto d'appendice germogliato all'interno di un piedino pubblicitario di un quotidiano di provincia. Le possibilità di intervento andavano dalle 1200 alle 3000 battute a capitoletto. E’ stato un esperimento, una sfida...ma l'idea di sviluppare un intreccio avendo così tanti vincoli (anche contenutistici) mi ha allettato…ed eccolo qua. La storia se pur classica trova la sua originalità, oltre che nella sintesi, anche nelle modalità con cui viene trattato il fatto delittuoso: nessuno è in allarme, non vi è traccia di polizia e non è possibile effettuare le indagini in modo canonico. Il protagonista, Jean-Luc Mocha è un uomo qualunque, un curioso in balia delle sue intuizioni e della sua inquietudine. Insegue una sensazione e sono le emozioni che creano la vicenda. Il caffè è un elemento ricorrente all'interno della trama, per il Signor Mocha rappresenta il momento della riflessione, del manifestarsi della creatività e del pensiero divergente. Altri personaggi dalle personalità marcate animano il racconto: una coloratissima chiromante, un avvocato stanco, un clochard folle, dei giovani appassionati e delle donne sole e solitarie. Il racconto seppur auto-conclusivo è da considerarsi un prologo ad una serie di altri libri più corposi e strutturati. (Mi sono fatta prendere!) Ritroveremo perciò gli stessi protagonisti all'interno di nuovi misteri. Il prossimo titolo sarà: L’enigma delle anime perdute."




Sinossi:

32 mini capitoli da leggere in fretta per un massimo di 3000 battute a capitolo. Un piccolo giallo d'atmosfera, un esperimento.
Una ragazza scompare, nella notte, lasciando sulla porta di casa un paio di scarpe rosse. Tutti credono che si tratti di un gioco tra ragazzi ma non il Signor Mocha. Guidato da un vago senso di inquietudine e aiutato dalla colorata chiromante Teodora segue gli indizi fino ad arrivare a mettere a rischio la sua stessa vita. Per tornare poi, come un eroe antico, alla propria consuetudine: “le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese...”.

Come per Maigret la pipa ed il Pernod, per S. Holmes il violino, così la tazzina di caffè per Mocha è il momento della riflessione e del manifestarsi della creatività e del pensiero divergente. La vita del protagonista è permeata dell'aroma del caffè che, come una calda madeleine, genera ricordi ed emozioni che lo accompagnano nei labirinti della memoria.

Pubblicato per la prima volta nel giugno del 2011 sul giornale Libertà di Piacenza che, per un intero mese, aveva messo a disposizione un piccolo spazio da dedicare al racconto d'appendice. Il racconto “Scarpe rosse” rinnova così l'interesse per il romanzo d'appendice, genere letterario che ebbe il suo massimo successo a cavallo del XIX e XX secolo annoverando opere importanti di Victor Hugo con I miserabili, Eugene Sue con I misteri di Parigi, Dumas padre con I tre moschettieri. Da ricordare nel genere giallo-fantastico Il manoscritto trovato in una bottiglia di E.A.Poe.



Segui l'autrice sul suo blog: troverai, tra le altre cose, racconti brevi molto interessanti, nella rubrica "Dalla cronaca ai mini racconti"; eccone un assaggio:

"Titolo di giornale: Uomo smembrato, spunta l´incubo serial killer

ed ecco il mini-racconto inerente:


L'ABILITA'


Guido era un uomo di 40 anni, il sorriso sincero e la pancia pure. Gli importava poco del suo lavoro, spalava merda nelle fattorie, ma non era per quello che non si curava del mestiere, era perché Guido, in tutta onestà, non sapeva fare niente. Non eccelleva in nulla: era un esemplare nella media, la media bassa a voler essere precisi. Guido si svegliava presto, all'alba, non si accorgeva delle venature del cielo, non badava all'arietta pungente che gli solleticava la punta del naso e non pareva interessato a far conversazione. Guido indossava la sua tuta, gli stivaloni e tanto gli bastava.
Tra gli amici non era certo il più cercato, né il più loquace, né il meno.
Non si accorgeva della buona cucina ma riconosceva quella cattiva. Andava in vacanza a Rimini, all'Elba e in quelle isolette greche dove si beve come spugne e si ritorna stanchi.
Guido non leggeva, amava una donna... si fa per dire e dentro di sé, in un luogo molto distante, sapeva di non avere speranze. LEGGI TUTTO"









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